La finanza complementare

Per finanza complementare (o alternativa)  si intende l’insieme di tutti quegli strumenti di finanziamento per le imprese – e per le MPMI in particolare –  che si affiancano al credito bancario. Si possono citare, come esempio, i mini-bond, il crowdfunding, la quotazione in Borsa, il venture capital o il private equity.

I Bond

I cosiddetti bond sono obbligazioni emesse da soggetti pubblici o privati che intendono finanziarsi direttamente sul mercato attraverso il collocamento di titoli presso diverse tipologie di investitori. Per le PMI sono disponibili sul mercato i cosiddetti mini-bond, ovvero obbligazioni (titoli di debito nel caso delle SRL) che possono essere emesse da società di capitali non quotate con procedure semplificate.

I Mini-bond

I mini-bond sono titoli di debito (obbligazioni) che un’impresa, solitamente di medie dimensioni, emette per finanziarsi sul mercato.

Sono titoli senza limiti di scadenza: possono essere a breve termine, generalmente utilizzati per la liquidità, o a medio-lungo termine, per il finanziamento di piani di sviluppo, per progetti di internazionalizzazione, per l’acquisizione di aziende o per il lancio di nuovi brand.

Questi titoli possono essere collocati esclusivamente presso investitori qualificati (fondi di investimento, intermediari finanziari vigilati, investitori professionali privati, compagnie di assicurazione, ecc) o quotati su un mercato borsistico dedicato (ExtraMOT Pro3 in Italia), anch’esso accessibile solo a investitori qualificati. Con il nuovo Regolamento sul crowdfunding, che Consob ha pubblicato alla fine del 2019, i minibond possono essere collocati anche su sezioni dedicate dei portali di equity crowdfunding, previa autorizzazione di Consob. In questo caso, i minibond, emessi esclusivamente da SPA,  possono essere collocati anche presso le seguenti categorie di investitori:

  • investitori non professionali con un valore di portafoglio superiore a 250.000 euro,
  • investitori non professionali che si impegnano a investire almeno 100.000 euro in un’offerta di titoli,
  • investitori non professionali che acquistano minibond nell’ambito di un servizio di gestione di portafogli o di consulenza in materia di investimenti,
  • fondazioni bancarie,
  • incubatori certificati di start up innovative,
  • investitori a supporto delle PMI.

Le Cambiali finanziarie

Le cambiali finanziarie sono titoli simili ai mini-bond. A differenza di questi, non si tratta di obbligazioni ma di titoli esecutivi, alla stregua degli assegni o delle comuni cambiali. Possono avere scadenze comprese tra 1 e 36 mesi e si configurano, quindi, come titoli di breve periodo.

L’emissione delle cambiali finanziarie richiede la presenza di uno sponsor, che assiste l’azienda emittente lungo tutto il percorso che va dalla due diligence al rimborso dei titoli. Lo sponsor ha anche un ruolo di garante verso il mercato: deve, infatti, detenere una quota dei titoli emessi ed esprimere un giudizio di affidabilità sull’emittente e sull’eventuale garante.

Nel caso in cui la garanzia copra almeno il 25% dell’ammontare dell’emissione, lo sponsor è esentato dall’obbligo di detenere una quota dei titoli in portafoglio.

Con la diffusione dei minibond a breve termine, le cambiali finanziarie hanno conosciuto una diffusione sempre minore, anche a causa dei vincoli amministrativi in capo all’emittente e allo stesso sponsor, che deve essere individuato tra gli intermediari finanziari vigilati.

I Basket bond

Per basket bond si intendono portafogli di titoli di debito, in particolare mini-bond, destinati alla cartolarizzazione e al successivo collocamento sul mercato. L’obiettivo perseguito con questo strumento è quello di permettere l’accesso ai capitali dei grandi investitori internazionali anche a imprese con un (relativamente) limitato fabbisogno finanziario che, da sole, non sarebbero in grado di attrarre l’attenzione di questi soggetti.

Innexta, in partnership con la Camera di commercio di Milano Monza-Brianza e Lodi e in collaborazione con il sistema camerale lombardo e le principali associazioni di categoria, ha avviato un progetto per accompagnare un gruppo di imprese del territorio all’emissione congiunta di mini-bond. I titoli faranno parte di un portafoglio titoli che sarà collocato sul mercato attraverso un portale di equity crowdfunding. L’iniziativa, avviata nel novembre 2019, condurrà all’emissione dei primi titoli entro l’estate del 2020.

I Green Bond

I green bond sono comuni obbligazioni destinate a finanziare progetti con impatto positivo sull’ambiente, sull’efficienza energetica, sullo sviluppo di fonti pulite, ecc.

Inizialmente emessi per finanziare progetti realizzati da istituzioni finanziarie transnazionali, si sono poi diffusi presso agenzie statali e locali e, da ultimo, anche presso le aziende private.

I Social Bond

I social bond sono obbligazioni, emesse spesso da banche o da altri intermediari finanziari, pubblici o privati, con rendimenti garantiti finalizzati a sostenere progetti di impatto sociale. Una quota dei capitali raccolti, infatti, viene destinato a sostenere iniziative o organizzazioni no profit ad alto impatto sociale.

Il Crowdfunding

Il crowdfunding (letteralmente “finanziamento dalla folla”) è un termine con cui si designano una serie di strumenti finanziari, molto diversi tra di loro, che hanno due caratteristiche comuni:

  • basarsi sull’intermediazione di gestori di piattaforme Internet dedicate
  • rivolgersi, potenzialmente, a una vasta platea di potenziali investitori, pubblici e privati.

Per quanto si possano individuare molteplici tipologie di portali Internet specializzati, a seconda che si considerino finalità del finanziamento, remunerazione del sostegno finanziario, specializzazione dei portali Internet, si è soliti distinguere le campagne di crowdfunding in:

  • donation, finalizzato alla raccolta fondi per progetti di impatto sociale, culturale, ambientale, artistico, caritatevole, ecc.,
  • reward, basato sul riconoscimento di una ricompensa (simbolica o materiale) a favore dei finanziatori,
  • lending, che prevede la concessione di prestiti, a imprese o a privati, a fronte del versamento di un tasso di interesse e della restituzione del capitale versato agli investitori,
  • equity, regolamentato da Consob, che prevede la cessione di quote di capitale sociale o di azioni di una società di capitali a fronte dei capitali messi a disposizione dagli investitori.

Visto il grande successo riscosso sul mercato nel corso degli ultimi anni, si è soliti distinguere il caso del real estate crowdfunding, dedicato al finanziamento di progetti in campo immobiliare. In tale ambito, operano sia portali di equity sia portali di lending.

Gli strumenti di crowdfunding che prevedono una remunerazione a favore dei finanziatori vengono ricompresi nel cosiddetto crowd-investing.

A tale categoria si è soliti far risalire anche il cosiddetto invoice trading, ovvero la cessione di fatture tramite portali Internet dedicati. In questo caso, viene meno la componente “crowd” poiché le fatture sono generalmente cedute a pochi o a singoli investitori specializzati che acquisiscono l’intero ammontare del credito verso il committente finale.

Il crowdinvesting

Per crowdinvesting si intende l’insieme degli strumenti, riconducibili in senso lato al crowdfunding, che prevedono la remunerazione dei capitali messi a disposizione delle imprese (o dei privati) dagli investitori.

La remunerazione può consistere nel versamento di un tasso di interesse (lending), nella cessione di quote di capitale sociale (equity), nel riconoscimento di una commissione (invoice trading).

Un caso particolare è quello del reward crowdfunding, quando è utilizzato come canale per la pre-vendita di beni e servizi: a fronte del versamento di un contributo in denaro, il finanziatore riceve un prodotto o un servizio messo sul mercato dall’imprenditore beneficiario del finanziamento.

L’equity crowdfunding

L’equity crowdfunding è uno strumento di finanziamento che prevede la cessione di azioni (nel caso di SPA) o di quote di capitale sociale (nel caso di SRL) agli investitori tramite apposite piattaforme Internet autorizzate da Consob.

Possono fare ricorso a questo strumento tutte le imprese, anche operanti in settori tradizionali. Nel caso di investimenti in start up innovative e PMI innovative, gli investitori godono di speciali agevolazioni fiscali.

Lo strumento è rivolto sia a investitori qualificati sia a piccoli risparmiatori che, acquisendo le quote della società emittente, ne diventano soci a tutti gli effetti, condividendone il rischio imprenditoriale.

Il business lending crowdfunding

Il segmento business del lending crowdfunding è uno strumento di finanziamento simile, nel funzionamento, al tradizionale credito bancario: alle banche si sostituiscono, in questo caso, investitori istituzionali e retail. I potenziali investitori interagiscono con le imprese tramite piattaforme Internet dedicate. Le imprese finanziate devono remunerare l’investitore con un interesse precedentemente concordato e rimborsare il capitale secondo le scadenze previste dalla piattaforma.

Possono utilizzarlo tutte le PMI e, su alcune piattaforme, sono ammesse  anche le start up.

L’invoice trading

Si tratta della comune cessione di fatture, realizzata con l’intermediazione di piattaforme Internet dedicate.

Possono utilizzare questo servizio tutte le tipologie di imprese, con alcuni limiti che variano, però, a seconda delle piattaforme.

L’azienda cedente propone la propria fattura al club deal di investitori che fanno capo alla piattaforma e che, tramite un sistema di asta o di marketplace, acquisiscono il credito anticipandone una parte al cedente.

Al saldo della fattura da parte del committente finale, l’investitore provvede, a sua volta, a versare il saldo decurtato di una percentuale che rappresenta la sua remunerazione.

Il reward crowdfunding

Questo strumento prevede l’erogazione di “ricompense” a fronte di un versamento di denaro da parte di un finanziatore. Le ricompense possono essere simboliche, nel caso di donazioni fatte per scopi benefici, sociali, ambientali ma può capitare che si configurino come vere e proprie pre-vendite di prodotti e servizi di futura produzione.

In questo secondo caso, l’imprenditore deve prestare attenzione all’aspetto fiscale: trattandosi di una pre-vendita a tutti gli effetti, dall’ammontare raccolto sul portale di crowdfunding bisognerà sottrarre l’aliquota IVA dovuta. Il capitale raccolto è quindi da considerare al lordo delle imposte (e, ovviamente, delle commissioni dovute al portale se non versate precedentemente). Il reddito derivante dalla pre-vendita sarà a sua volta tassato, in sede di dichiarazione, secondo le aliquote previste dalla normativa fiscale vigente.

L’equity

Rientrano in questa categoria le operazioni che coinvolgono il capitale di rischio di una società di capitali.

Possono essere finalizzate, ad esempio, all’aumento di capitale, al passaggio di quote di una società, alla preparazione della quotazione in Borsa, a operazioni di M&A, alla ristrutturazione di aziende in crisi.

L’investitore diventa socio a tutti gli effetti dell’azienda e ne condivide il rischio imprenditoriale. Le operazioni in equity comportano generalmente un impegno “a tempo” per l’investitore, che cederà la propria partecipazione in azienda dopo un periodo definito fin dal momento dell’accordo con l’imprenditore.

Si suole distinguere solitamente tra venture capital (che interessa aziende nelle prime fasi di sviluppo) e private equity (dedicato alle imprese mature e ai gruppi industriali o finanziari). Secondo la scuola americana, rientrano nel private equity sia il venture capital sia il cosiddetto buy-out, che interessa, invece, le imprese mature.

Il venture capital

Il venture capital è un investimento nel capitale di rischio di un’azienda in fase di start up o nei primi stadi di sviluppo. L’investimento è realizzato solitamente da investitori privati, fondi specializzati o istituzioni pubbliche. L’investitore apporta un contributo in termini di capitali, di esperienza e di contatti per far crescere l’azienda che, per rientrare nel target di riferimento, deve operare in settori ad alto potenziale di crescita o proporre progetti con ottime prospettive di sviluppo.

L’investimento viene mantenuto per alcuni anni, secondo la durata preventivamente concordata con l’imprenditore. Al termine del periodo stabilito, le quote detenute dall’investitore vengono cedute ad altri investitori, rivendute all’imprenditore o quotate in Borsa.

I business angels

I business angels sono investitori privati che acquisiscono quote di imprese nella fase di seed o start up e che supportano aspiranti imprenditori nella costituzione dell’azienda stessa. Si tratta, generalmente, di manager o ex manager, imprenditori, finanzieri che investono capitale proprio per aiutare piccole realtà imprenditoriali a nascere, crescere e consolidarsi.

Intervengono generalmente nei settori dove vantano competenze specialistiche, apportando un contributo in termini di esperienza e networking e affiancando spesso l’imprenditore direttamente in azienda.

A differenza del fondo di  venture capital, investono fondi propri, seguendo logiche meno vincolate a obiettivi di budget e di redditività finanziaria, fermo restando che è, naturalmente, loro interesse valorizzare al meglio la partecipazione in azienda per ottenerne una adeguata remunerazione al termine del periodo di investimento.

Il private equity

Il private equity raggruppa tutti gli investimenti in capitale di rischio realizzati durante la fase di maturità delle aziende.

Generalmente questi investimenti vengono realizzati da investitori corporate, da fondi specializzati o da grandi gruppi finanziari che traggono la propria remunerazione dal buon esito dell’operazione.

Si tratta di finanziamenti destinati al passaggio di proprietà di aziende mature, alla ristrutturazione o al risanamento finanziario, alla costituzione di holding o alla quotazione in Borsa.

La quotazione in borsa

La quotazione in Borsa rappresenta un passaggio importante nella vita di un’azienda. Si tratta di un radicale cambiamento di status, che impone all’impresa una maggior attenzione verso  tematiche quali trasparenza, comunicazione, efficienza, responsabilità sociale, ambientale, etica.

In Italia esistono una serie di mercati che offrono alle aziende soluzioni diversificate in base al fabbisogno finanziario e alla fase di sviluppo: per le PMI si possono citare AIM Italia, per il mercato azionario, dedicato alle imprese di medie dimensioni e caratterizzato da ridotti obblighi regolamentari e ExtraMOT Pro3, per il mercato obbligazionario, dove sono quotati, in particolare, i mini-bond e le cambiali finanziarie.

AIM Italia

AIM Italia è un mercato dedicato alle PMI, nato nel 2012 sulle orme dell’omonimo mercato inglese. Per quanto non vi siano limiti legalmente stabiliti, il mercato è destinato a imprese di discrete dimensioni e con una adeguata struttura organizzativa. Le procedure di quotazione sono semplificate, per facilitare l’accesso al mercato borsistico anche ad aziende che non dispongono dei requisiti, piuttosto restrittivi, richiesti dal segmento principale.

AIM Italia ha conosciuto un notevole sviluppo nel corso dell’ultimo triennio, grazie anche all’impulso dato da strumenti quali i PIR che hanno contribuito a far crescere l’attenzione verso le emittenti minori, generalmente poco seguite da broker e altri operatori di Borsa.

ExtraMOT Pro3

ExtraMOT Pro3 è il segmento professionale di ExtraMOT,  il sistema multilaterale di negoziazione destinato ai titoli obbligazionari, dedicato a emissioni inferiori a 50 milioni di euro realizzate da PMI o  da imprese non quotate su mercati regolamentati.

In questo segmento possono essere quotati, in particolare, i mini-bond e le cambiali finanziarie. Possono accedervi solo investitori qualificati.